martedì 30 luglio 2013

incesto e poligamia

Omosessuali, incestuosi e poligamici chiedono il matrimonio

PoligamiaUna volta che si abbandona l’attuale concezione del matrimonio sostituendola con un contratto che legittima solamente una relazione tra persone adulte e consenzienti legate da un rapporto sentimentale, non esiste più una base di principio per negare o resistere all’estensione della licenza di matrimonio a tutte le possibili forme di relazioni tra individui adulti. Il discorso è stato riaperto da Robert P. George, giurista presso la Harvard Law School e l’università di Princeton, Girgis Sherif, ricercatore di filosofia a Princeton e alla Yale Law School e Ryan T. Anderson ricercatore della Heritage Foundation.
In altre parole, se il matrimonio non è più il garante dell’ordine delle generazioni (matrimonio deriva da matris munia, doveri della madre verso i figli) basato sulla complementarietà e sulla fecondità, istituzionalizzando tra l’uomo e la donna quelle relazioni pubbliche di particolare intensità e responsabilità che consentono la nascita della famiglia, come struttura di socializzazione primaria, ma serve solo a soddisfare il desiderio di compagnia tra adulti, risulta una negazione di uguaglianza negare un riconoscimento e un’equiparazione al matrimonio naturale anche alla poligamia, all’incesto e a tutte le possibili e fantasiose forme di relazione tra gli uomini. Rifiutarle sarà possibile, ma violeremo il principio di uguaglianza e non avremo più un fondamento giuridico stabile e coerente.
«Per troppo tempo l’Australia ha negato ad alcune persone il diritto di sposarsi. Troviamo questo aberrante. Noi crediamo che tutti dovrebbero essere autorizzati a sposare i loro partner, e che la legge non dovrebbe mai essere un ostacolo all’amore». Pensate che la frase sia stata detta dal leader omosessuale Franco Grillini? Assolutamente no, proviene dall’associazione di poligamici australiana Polyamory Action Lobby, che ha approfittato del dibattito sulle nozze gay per intervenire con le sue richieste: «Chiediamo niente di meno che il pieno riconoscimento delle famiglie poligame. Il poliamore spesso non è una scelta, molta gente ama più di una persona e non può farne a meno». L’uguaglianza del matrimonio la chiedono anche loro, perché -si legge sui siti poligamici (e certamente anche tra gli incestuosi)-, «una famiglia dovrebbe basarsi sulla sicurezza, la stabilità e l’amore, non sulla sua struttura». Come si vede, lo stesso linguaggio e le stesse richieste degli omosessuali arrivano anche dai poligamici…ma con quale argomento dire di “no” a loro, una volta che la relazione omosessuale è stata equiparata al matrimonio naturale? Come difendere costituzionalmente il matrimonio monogamico? Risponde in questo ottimo lavoro lo studioso Ryan T. Anderson, della The Heritage Foundation: «Se la complementarità sessuale viene eliminata come una caratteristica essenziale del matrimonio, allora nessun principio limita il matrimonio civile alle coppie monogame»
Su un portale anglosassone si è affrontata la stessa tematica, chiedendosi provocatoriamente: «se due lesbiche, perché non due sorelle?», ovvero se il matrimonio diventerà semplicemente l’unione di due persone che si amano, indipendentemente dal loro sesso, perché non si può sposarsi tra fratelli? Qual è la differenza tra due sorelle e due lesbiche che desiderano sposarsi? Entrambe le coppie non possono procreare, entrambe si amano e sono disposte a prendesi cura del partner. Se il matrimonio è associato al romanticismo e ad una rivendicazione sentimentale, non c’è alcun motivo per discriminare l’amore tra due sorelle. In realtà potremmo spingerci oltre e domandarci con quale autorità lo Stato deve permettere il matrimonio solo a persone che si amano e non riconoscere anche la relazione tra due amici legati soltanto da un grande affetto? Cosa potrà mai importare allo Stato della qualità del sentimento che provo per un’altra persona, sono entrambi consenzienti e vogliono beneficiare entrambi del loro affetto, anche se non è amore. Perché dunque negare il matrimonio anche a due amici? Chi osa dire che l’amicizia vale meno dell’amore? E’ evidente che lo stravolgimento antropologico del senso del matrimonio genera una serie di reazioni a catena totalmente incontrollabili.
L’unica soluzione per mantenere una coerenza e una stabilità dei fondamenti giuridici, evitando di modificare la Carta costituzionale, snaturando il senso del matrimonio, è quella ribadita dal prof. Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata: «In quanto costitutivamente sterile, il rapporto omosessuale (come peraltro qualsiasi altra forma di rapporto affettivo o amicale) non ha alcun bisogno di un riconoscimento legale, o almeno non ha bisogno di un riconoscimento diverso da quello che l’ordinamento giuridico potrebbe, se volesse, offrire, ma solo sul piano patrimoniale, ad altre forme di convivenza “non sessuate” , che venissero ritenute meritevoli di attenzione sociale (come quelle tra fratelli conviventi o tra anziani genitori e un figlio)». Usare la stessa parola “matrimonio” per designare due o più realtà fondamentalmente diverse, non rispetta queste realtà e introduce, per di più, un’enorme grado di confusione. Inoltre, come ha fatto notare la prestigiosa filosofa francese Sylviane Agacinski, «È molto difficile separare il problema del matrimonio “omosessuale” da quello della “omogenitorialità”, perché nessuno può ignorare che un “matrimonio omosessuale” instaurerebbe simbolicamente come coppia genitoriale due persone dello stesso sesso e metterebbe in discussione la filiazione bilaterale dei figli (un lato materno e un lato paterno)», dunque è una posizione errata quella di chi afferma di essere favorevole alle nozze gay ma senza aprire all’adozione.
Certo, negare le nozze gay significa negare la felicità di molti omosessuali, così come negare un riconoscimento giuridico dell’incesto o della poligamia significa negare la felicità di molti incestuosi, poligamici o semplici amici (secondo l’esempio di sopra). Molte sono le battaglie in nome della felicità, ma -ha spiegato ancora il giurista D’Agostino- sono «una battaglia molto ingenua, perché, comunque essa vada a concludersi, non è dal diritto e dai suoi eventuali (e impropri) riconoscimenti simbolici che deriva la nostra felicità, ma dalla coerenza tra il bene, nella sua oggettività, e il nostro personale stile di vita». Il punto chiave del discorso è invece «la deformazione oggettiva del matrimonio come istituto giuridico che è conseguenza inevitabile del riconoscimento del matrimonio tra omosessuali. Su questo punto e su questo soltanto dobbiamo discutere, senza cedere a suggestioni che hanno un notevole rilievo ideologico, ma una limitata forza argomentativa». Il tutto sintetizzato bene da un titolo di Avvenire: la legge promuove i diritti non appaga i desideri.

domenica 28 luglio 2013

preghiera "della tavola"

Ante Cenam - Before the Evening Meal in Monastery



 
 
Sacerdos benedicturus mensam, incipit: + Benedícite,  
Et alii repetunt: Benedícite.

Deinde sacerdos incipit versum: V. Edent páuperes,
Et alii prosequuntur: R. Et saturabúntur, et laudábunt Dóminum qui requírunt eum: vivent corda eórum in sæculum sæculi. Glória Patri, et Fílio, * et Spirítui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculórum. Amen.

V. Kýrie, eléison.
R. Christe, eléison. Kýrie, eléison.

Pater noster secreto usque ad V. Et ne nos indúcas in tentatiónem.  

R. Sed líbera nos a malo.

Postea sacerdos dicit: Orémus. Bénedic, + Dómine, nos, et hæc tua dona, quæ de tua largitáte sumus sumptúri. Per Christum Dóminum nostrum.  

R. Amen.

Deinde lector: Iube, domne, benedícere.  

Bened. Ad cenam vitæ ætérnæ perdúcat nos Rex ætérnæ glóriæ. R. Amen.  
Dicto a lectore: Tu autem, Dómine, miserére nobis.  
R. Deo grátias
The officiant says: Bless us, + O Lord, 
and the others answer: Bless us.

Then the officiant says: V. The poor shall eat All: R. and be filled, and they shall praise the Lord who seek Him. Their hearts shall live forever and ever. Glory be to the Father, and to the Son, and to the Holy Ghost. As it was in the beginning, is now, and ever shall be, world without end. Amen.


V. Lord, have mercy.
R. Christ, have mercy. Lord, have mercy.

Officiant: Our Father (silently) as far as: V. And lead us not into temptation. 

R. But deliver us from evil.

Officiant: Let us pray. Bless us, O Lord, + and these Thy gifts, which we are about to receive from Thy bounty. Through Christ our Lord.  

R. Amen.

If there is table reading the lector says: Pray, Lord, a blessing.  

Officiant: May the King of glory make us partakers of the heavenly table.  
R. Amen. (Reading follows) 
At the end of the reading the lector says: And Thou, O Lord, have mercy on us.  
R. Thanks be to God.

DA: http://te-igitur.blogspot.it/

sabato 27 luglio 2013

il modernismo (2)

Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica? (seconda sezione)

Di John F. McCarthy


san Pio X
 
21. Dissenso dal Magistero della Chiesa.
Dal momento che il dissenso è ora in molti casi chiaramente esposto e in altri casi maggiormente celato, troviamo ai nostri giorni che i sostenitori di riforme radicali nella Chiesa possono o non possono sembrare esatti nelle loro vesti e comportamenti (Pascendi 3, vedi par. 2 di cui sopra), ma alcuni si spingono fino a sostenere l’abolizione di molte credenze e pratiche onorate dal tempo anche sino al punto di opporsi apertamente a tutte le regole di morale sessuale contenute nell’insegnamento della Chiesa (6). Soprattutto, l’attenzione del loro pensiero è lontana dagli oggetti di fede e dalle circostanze immediate, così che gli oggetti di fede tendono a divenire non funzionali e irrilevanti. C’è anche un certo concentrare l’attenzione su se stessi nella forma dell’orgoglio della propria conoscenza, specialmente nel senso che sono compiaciuti nella loro ignoranza e non si impegnano in un dibattito oggettivo circa le proprie decisioni, ma piuttosto ricorrono alla propaganda e ad un’attitudine verso i proprio critici del tipo di quella “tu proprio non capisci”. Sarebbe sbagliato dire che le tante voci che gridano riforma oggi dall’interno della Chiesa stiano attaccando gli aspetti dogmatici più profondi della fede e verità cattolica (Pascendi 3, vedi par. 2 di cui sopra), ma è ovvio che, per molti di loro, le “riforme” che vogliono sono di vasta portata. Essi chiedono che sia diminuito il ruolo del Papa; essi dubitano che il papato sia di origine divina; vogliono offuscare o eliminare la distinzione tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio del laicato; vogliono che lo stato dei divorziati risposati Cattolici sia accettato e benedetto; sostengono un diritto naturale all’attività omosessuale; si oppongono apertamente alla condanna della contraccezione e dell’aborto; chiedono un minimo comune denominatore delle credenze per tutti i Cristiani o per i credenti di tutte le fede; e sacrificano il bene della Chiesa per quelle che essi giudicano essere giustizia e pace. Nel confrontare questi riformatori contemporanei della Chiesa con i Modernisti della Pascendi troviamo che i Modernisti della Pascendi– così dice l’enciclica – nel mantenere una distinzione sistematica tra “esegesi teologica e pastorale” da una parte e “esegesi scientifica e storica” dall’altra, evitavano di affermare o implicare la divinità di Gesù quando scrivevano di storia, ma liberamente professavano la Sua divinità quando stavano predicando dal pulpito. Inoltre, questi Modernisti tentavano di introdurre una “nuova teologia” e, se ne veniva chiesto loro conto, si lamentavano di essere privati della libertà loro dovuta (Pascendi 18, vedi par. 8 di cui sopra). Similarmente, ma non esattamente allo stesso modo, siamo tutti consapevoli della misura in cui così tanti insegnanti cattolici nelle istituzioni cattoliche di apprendimento odierne, mentre potrebbero non mantenere una distinzione sistematica tra le loro vita come credenti e le loro vite come uomini moderni, e mentre essi spesso guardano a se stessi come Cattolici buoni ed esemplari, e persino guide del Cattolicesimo, pure allo stesso tempo proclamano fieramente la loro libertà accademica di dissentire da vari insegnamenti della Chiesa e la loro assoluta mancanza di volontà nel fare una professione di fede. Il loro atteggiamento di dissenso non dipende necessariamente dalle idee Moderniste, che potrebbe invece essere basato su altre idee acattoliche originate dai sistemi di pensiero come il Freudianismo, il Comportamentismo, o il Socialismo, che spesso essi possono aver raccolto non da una profonda meditazione filosofica, ma piuttosto da un puro impatto con la cultura mediatica popolare. Così, ad esempio, le dichiarazioni dissenzienti dall’insegnamento morale Cattolico che sono elencati nella nota 6 di cui sopra sembrano principalmente essere derivati dal pensiero popolare radicato in definitiva nella psicologia Comportamentista.

22. Pluralismo radicale.
Nell’enciclica (Pascendi 3, vedi par. 2 di cui sopra) appare una netta contraddizione tra il Razionalista e il Cattolico che non è chiaramente compresa oggi anche dai cattolici più colti. La prospettiva di un Cattolico nasce dal credere nella realtà degli oggetti della fede Cattolica, mentre la prospettiva di un Razionalista nasce da una precedente credenza in ciò che egli considera essere le intuizioni della propria ragione. Non c’è dubbio che i sistemi Razionalisti di pensiero stanno operando nelle menti di molti cattolici, spesso senza che essi siano pienamente coscienti delle fonti di questi pensieri. Fin dai tempi del Concilio Vaticano Secondo, abbiamo spesso sentito la rivendicazione di un diritto ad essere “pluralisti” da parte di Cattolici che non distinguono un certo legittimo pluralismo dal radicale pluralismo intriso delle idee dei nemici della Chiesa. Ogni Cattolico che aderisca al pluralismo radicale raddoppia in una qualche misura i ruoli del Razionalista e del Cattolico, ma se la maggioranza dei pluralisti Cattolici radicale in questo momento nella Chiesa sta facendo questo “furbescamente”, come facevano i modernisti, o solo ingenuamente, non è sempre molto chiaro. Sappiamo che il numero degli errori e ambiguità radicalmente pluralistici seminati in gran parte della teologia Cattolica contemporanea non potrebbe essere interamente accidentale. Questi errori e ambiguità non provengono necessariamente da idee tenute come pluristicamente Moderniste, dal momento che spesso derivano da altri falsi sistemi di pensieri, come quelli menzionati nel paragrafo 20 di cui sopra, ma essi derivano dal mantenimento passivo di idee erronee nella mente senza che si cerchi attivamente di confutarle o di vagliare la falsità che è presente in esse. Nel presente scritto sto cercando principalmente di rintracciare nelle idee pluristicamente detenute la loro possibile origine nel Modernismo o nelle sue fonti.

PioXMerryDelVal
San Pio X col suo Segretario di Stato Merry del Val

23. Fulcro sul lato materiale delle cose.
Secondo l’enciclica (Pascendi 7, 8 e 9, vedi par. 5 di cui sopra), i Modernisti sono agnostici che credono che l’uomo non possa conoscere naturalmente l’esistenza di Dio e i quali dicono che la fede è solo un sentimento che nasce istintivamente dal subconscio in risposta alle necessità sentite dai fedeli. Mentre, nell’enciclica, Papa Pio X faceva un’analisi filosofica del Modernismo del suo tempo, la maggior parte dei critici e dissidenti del nostro tempo non sono solitamente inclini ad esaminare i loro pensieri a livello filosofico o ad avere esplicite ragioni filosofiche per quello in cui credono. La loro attenzione è per lo più posta sulle immediate circostanze, col risultato che essi possono agire sulla base di falsi principi filosofici dei quali non sono nemmeno a conoscenza. All’interno della Chiesa oggi non sentiamo persone dire che il credere in Dio è meramente un fenomeno soggettivo che non ha alcuna base nella realtà oggettiva o che l’autorità della Chiesa deve assoggettare se stessa ad una presunta “legge di coscienza”, ma, in quanto la loro attenzione è posta sul comportamento contemporane delle persone quale criterio di verità, essi riflettono la filosofia del Comportamentismo e il Comportamentismo è la fonte della dottrina modernistica per la quale la vita è verità, nel senso che il come le persone vivono oggi dovrebbe condizionare quale sia la verità e quale dovrebbe essere l’insegnamento della Chiesa.

24. La realtà univoca di Dio.
L’enciclica indica (Pascendi 14, vedi par. 5 di cui sopra) che i Modernisti possono allontanarsi da un rigoroso Razionalismo solo per cadere nell’errore di quei Protestanti i quali credono in una certa intuizione di fede, che supera ogni certezza scientifica, la quali li mette in immediato contatto con la realtà divina. Ora, io credo che la fede Cattolica porti con se una certezza che sorge soprattutto dalla certezza della scienza fisica, ma questa intuizione non esiste in contraddizione con ciò che il credente conosce da un ragionamento naturale. Ciò con cui l’enciclica ha qui a che fare è il “mondo alternativo della fede” che molti Protestanti intrattengono in contrasto con il mondo della scienza fisica naturale e il buon senso. L’enciclica si oppone a un falso concetto di fede Cristiana, secondo il quale l’idea della “realtà divina” non è in continuità con l’idea di realtà del mondo sensibile, ma è piuttosto collocata nel mondo irreale del genere immaginario. La fede Cattolica è un’affermazione dell’univoca realtà di Dio e degli altri oggetti di fede, mentre il credo Modernista è qui considerato professare un equivoco tipo di “realtà” religiosa. E’ nostro compito tentare di discernere, in armonia con l’insegnamento dell’enciclica, se la critica storica ora largamente praticata nella Chiesa Cattolica non sia riuscita ad escludere l’idea della “realtà alternativa” di Dio e degli altri oggetti di fede Cristiana presentati nella Bibbia, riducendoli al mondo alternativo del genere narrativo.

25. La tradizione come mero punto di partenza.
La nozione modernista di fede “è aperta all’evoluzione intrinseca del dogma” e al costante adeguamento della dottrina alle necessità dei credenti (Pascendi 13, vedi par. 4 d icui sopra). Quindi la tradizione, secondo la visione Modernista (Pascendi 15, vedi par. 6 di cui sopra), è considerata non come una regola fissa, ma solo come un punto di partenza per una fede in evoluzione e una Chiesa in evoluzione. Non solo viene detto che l’idea di Dio e tutte le formule di dottrina religiosa devono essere soggete al giudizio della scienza fisica e della storia, ma il credente Modernista stesso è soggetto ad esse, perché il credente sente dentro di sé un impellente bisogno di armonizzare la sua fede con la scienza (Pascendi 17, vedi par. 7 di cui sopra). Così, nella dualistica visione del credente Modernista, la “realtà” alternativa dell’oggetto di fede è volubile e fragile e costantemente sotto attacco dalle realtà diverse e più stabili che sarebbero la scienza fisica e la soria. Così il mondo alternativo della fede soggettivistica Protestante, se è considerato del tutto dal Modernista come una sorta di super-realtà, tende a non durare molto a lungo come serio oggetto della sua mente. Inoltre, per il Modernismo l’idea dell’evoluzione del dogma si inserisce nel quadro più ampio dell’evoluzione di tutte le cose e quindi nella Chiesa contemporanea l’idea di evoluzione dei dogmi può spesso aggirarsi da qualche parte nelle menti di alcuni Cattolici i quali credono acriticamente nell’evoluzione biologica, cioè non hanno mai studiato seriamente le argomentazioni scientifiche contro la teoria dell’evoluzione biologica e che, inoltre, non hanno mai lavorato nella difesa della propria fede contro la tentazione di estendere l’evoluzione biologica ad una supposta continua evoluzione di tutte le cose. Ma altri cattolici resistono a questa tentazione.

26. La grande tentazione.
Molto importante nel sistema Modernista è la dottrina che l’idea di Dio e gli altri oggetti di fede non provengono in ultima analisi dalla realtà oggettiva al fuori dell’uomo ma piuttosto nascono nella fantasia degli uomini da un istinto religioso preconcettuale posto nel subconscio dei credenti. Da questa idea scaturisce la conclusione Modernista che “Dio è immanente nell’uomo” (Pascendi 19, vedi par. 9 di cui sopra). A me sembra che per il Modernista, quindi, l’idea di Dio e tutti gli altri oggetti di fede non sono reali ma solo prodotti dell’immaginazione, anzi, presi come reali da credenti ingenui, ma che devono essere tagliati dal credente Modernista “informato”. E qui veniamo a ciò che io considero essere le radici del Modernismo. In primo luogo, c’è la radice generale dell’orgoglio di essere uomini moderni. Il Modernismo, dice l’enciclica, nasce da una perversione della mente causata da “curiosità e orgoglio” (Pascendi 41, vedi par. 14 di cui sopra): la curiosità, che nasce da una mancanza di distacco intellettuale, e l’orgoglio nel pensare di essere superiore a tutte le persone delle precedenti genrazione semplicemente perché uno è moderno. E questo significa che la principale motivazione per essere un Modernista non è la prova storica oggettiva ma semplicemente il piacere sperimentato nel pensare a se stessi come a chi conosce più di chi è venuto prima. L’idea Modernista che Dio è solo un parto dell’immaginazione religiosa del credente nasce nella mente del credente Modernista dall’aver ceduto all’illecito piacere offerto dalla Grande Tentazione usata irragionevolmente per negare l’esistenza di Dio e così irragionevolmente negare la propria fede. Un Modernista è una persona che è passata dalla credenza nell’esistenza reale oggettiva di un vero Dio alla sfiducia nell’esistenza reale oggettiva di un vero Dio. L’idea stessa che la credenza in Dio nasca spontaneamente da un istinto preconcettuale nel credente è essa stessa il prodotto di un’emozione non disciplinata e di una mente che è stata conquistata dalla Grande Tentazione di non credere in Dio. Fino a che punto questa Grande Tentazione è un pericolo anche per i dissidenti Cattolici dell’oggi?

27. Una Chiesa in evoluzione?
Vedendo oggi gli obiettivi del Modernismo come descritti nell’enciclica (vedi par. 13 di cui sopra), siamo consapevoli che la filosofia Scolastica è oggi largamente assente in molti istituti della Chiesa; che alcuni studiosi delle Scritture e teologi cattolici hanno chiesto una revisione degli insegnamenti dogmatici della Chiesa per corrispondere con ciò che i critici storici dicono sia ora conosciuto sulla formazione delle Scritture; e che, negli ultimi decenni, l’insegnamento dei dogmi della Chiesa è stato minimizzato in molti programmi catechetici in favore di una mera coltivazione di atteggiamenti in contrasto con il convogliamento di formule dottrinali. Se questi fenomeni del nostro tempo presente riflettono mediatamente o immediatamente il progetto del Modernismo descritto nell’Enciclica è una domanda che merita studio e meditazione. Ci sono davvero delle “leggi dell’evoluzione” che potrebbero essere funzionanti all’interno della Chiesa le quali, per il Modernista, “potrebbero essere controllate per un po’ ma non, in definitiva, distrutte” (Pascendi 24-27, vedi par. 10 di cui sopra)?La rinnovata enfasi sulla secolarizzazione della società nel mondo occidentale deriva in tutto o in parte da una visione Modernista della realtà e i cambiamenti effettuati dalle parti interessante nella vita della Chiesa Cattolica con l’implementazione del Concilio Vaticano Secondo possono in qualche misura essere riconducibili all’influenza del pensiero Modernista dentro e fuori la Chiesa? Le idee chiave del Modernismo che possono essere sospettate di essere in agguato dietro a questi cambiamenti sono la superiorità dell’uomo moderno in quanto prodotto culminante dell’evoluzione, la negazione della realtà oggettiva dell’esistenza di Dio e il ruolo dominante della fantasia religiosa nella nascita della religione.

28. Il Modernismo palese decapitato.
Indubbiamente, gli scritti di alcuni influenti Modernisti non Cattolici e di altri Razionalisti dagli anni 1890 in poi avevano allora ed hanno oggi più di una piccola influenza sul pensiero di molti credenti e scrittori Cattolici. Ma se, per essere un Modernista, un Cattolico deve possedere tutte le caratteristiche essenziali elencate nell’enciclica Pascendi, o nel decreto Lamentabili, o nel Giuramento contro il Modernismo, allora pochi, del caso, sarebbero qualificati in questo modo. Pertanto, rilevando possibili segni di Modernismo nella Chiesa dei nostri giorni, sembra importante tenere in mente le parole aggiuntive della Pascendi, dove il Papap Pio X esprime la sua tristezza alla vista di così tanti altri Cattolici che, dopo aver respirato in un’atmosfera avvelenata da idee Moderniste, trattano le questioni bibliche su principi Modernisti e scrivono di storia con lo studiato intento di screditare la Chiesa (Pascendi 43, vedi par. 16 di cui sopra). Certo, molti dissidenti Cattolici di oggi chiedono cambiamenti radicali di vario genere nella Chiesa, ma senza pretendere che Dio e tutti gli altri oggetti di fede Cattolica siano nati puramente da un istinto religioso del subconscio. Alcuni negano la storicità di vari eventi descritti nella Bibbia, ma senza pretendere che Dio e tutti gli altri oggetti di fede Cattolica siano nati puramente da un istinto religioso del subconscio o senza richiedere la rimozione di qualsiasi soprannaturale dalla nostra comprensione della Bibbia o di qualsiasi credenza e insegnamento Cattolico. Molti accettano l’evoluzione biologica come un fatto naturale senza negare che il mondo sia stato creato da Dio e alcuni vanno avanti nel sostenere cambiamenti nell’insegnamento dogmatico e morale della Chiesa, come se sostenessero che la Chiesa e i suoi cambiamenti siano pure in evoluzione ma senza in realtà affermare una tale evoluzione o negare qualsiasi verità obiettiva in questi insegnamenti. In questo senso essi non sono Modernisti. Ma è anche vero che la maggior parte dei Cattolici, anche di quelli più istruiti, non assumono una dimensione filosofica nel loro pensiero e così accade che i dissidenti Cattolici lavorano spesso sotto il controllo di principi filosofici dei quali possono non essere nemmeno a conoscenza e questo sembra spesso essere il caso che si verifica, nella situazione odierna. Il Modernismo palese nella Chiesa Cattolica è stato effettivamente decapitato dallo zelo pastorale di Papa Pio X, ma per la risultate situazione nella Chiesa si è sviluppato un movimento di radicale pluralismo che ha molte caratteristiche pratiche descritte come Moderniste nei documenti antimodernistici della Santa Sede, ma che manca di esplicita professione o forse anche di consapevolezza degli elementi teorici del Modernismo, come la presunta supremazia intellettuale del pensiero dell’uomo moderno rispetto a al pensiero di tutti gli uomini premoderni (Modernismo generico) e la convinzione che tutte le religioni nascano da una necessità subconscia e non scientifica di predicare l’esistenza di Dio derivante da un istinto religioso subrazionale immerso nella pura soggettività dell’uomo (il Modernismo specifico del primo Novecento).

PioX.11

29. Radicale pluralismo nella Chiesa di oggi.
Tende ad esserci, nel Cattolico radicale-pluralista odierno, un certo sentimento di superiorità della sua visione moderna del mondo rispetto alla prospettiva tradizionale della Chiesa, non proprio perché sia “un Cattolico post-Conciliare”, come egli potrebbe pretendere, ma piuttosto perché egli aderisce inconsciamente alle varie idee non tradizionali che antecedettero l’insegnamento del Concilio Vaticano II e che hanno un implicito legame di origine con le correnti di pensiero che aiutarono a produrre il sistema del Modernismo descritto nella Pascendi. I riformatori contemporanei della Chiesa, il cui pensiero coincide con alcune delle mire Moderniste sottolineate dall’enciclica, come il disprezzo per molte devozioni esterne approvate dalla Chiesa o il sostenere l’indebolimento del potere del Papa e della Santa Sede (Pascendi 38, vedi par. 13 di cui sopra), non sono di solito Modernisti, ma potrebbero involontariamente dipendere da principi Modernisti. Il modo in cui molti hanno considerato le stesse disposizione del Concilio Vaticano II come meri punti di partenza per una più radicale revisione della credenza e pratica Cattolica, dove il Concilio è visto come un semplice inizio di porte aperte al cambiamento che questi riformatori sono intenzionati ad aperture ancora più ampie e oltre i limiti fissati dal Concilio, potrebbe indicare il pluralismo radicale di tendenza Modernista. Tali dissidenti contemporanei sembrano sentire questa necessità di riforma radicale, non sulle basi di una verità ragionata, ma piuttosto come un’emozione che sale da un impulso del subconscioche altri pluralisti radicali Cattolici condividono con essi e che non è distinto dall’impulso di una mente non distaccata e da indisciplinati sentimenti sottoposti a tentazione dall’idea affascinante ma non analizzata di una Chiesa essenzialmente in evoluzione. Essi fanno di se stessi, in qualche modo, il criterio di verità (cfr. Pascendi 34, par. 12 di cui sopra). Per esempio, quei riformatori radicali contemporanei che aderiscono acriticamente alla teoria Darwiniana dell’evoluzione biologica sono spinti in maniera subconscia verso l’idea che ogni altra cosa nel mondo è in evoluzione, a meno che non abbiano addestrato se stessi a resistere a questa tendenza ad “seguire la corrente” e abbiano preso una studiata posizione pro o contro questa teoria. Anche in questo caso, se sono evoluzionisti teisti, non negano l’esistenza di Dio, ma tendono a rendere praticamente irrilevate qualsiasi presenza concreta della potenza di Dio nel mondo, a meno che non abbiano trovato positivamente un modo per includere la presenza e la potenza di Dio nello svolgersi della storia e del mondo, cosa che pochi di loro hanno fatto. Alcuni attaccano costantemente questo o quella istituzione o insegnamento della Chiesa secondo l’idea non respinta in agguato nelle loro menti per la quale, se tutte le cose nel mondo sono in evoluzione, allora tutte le cose nella Chiesa sono pure in evoluzione. Così, per esempio, anche se Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato definitivamente che la Chiesa non ha il potere di ordinare donne come sacerdoti, essi continuano ad mobilitarsi per l’ordinazione delle donne e molti altri continuano a sperarci, come se, dando abbastanza tempo alle “leggi dell’evoluzione” per fare effetto, anche gli insegnamenti definitivi della Chiesa potessero eventualmente essere modificati. Come i Modernisti della Pascendi direbbero loro, “Basta continuare a mobilitarsi e le autorità della Chiesa alla fine sono obbligate a cedere”.

30. Dal Pluralismo radicale al Modernismo.
Un pluralista radicale Cattolico è un credente che mantiene nella sua mente alcuni sistemi di pensiero che si oppongono radicalmemente alla sua fede Cattolica senza sforzarsi di superare gli errori del sistema avversario. Nello sforzarsi di superare gli errori la propria fede si rafforza, ma se non ci si impegna nel difendere la propria fede, il sistema avversario crescerà e diventerà dominante, perché i suoi errori sono interessanti e anche affascinanti per una mente e volontà indisciplinate. Un Cattolico diventerà Modernista nel momento in cui inizierà a credere che la moderne conoscenza della vita è differente e superiore a quello che Gesù e gli Apostoli pensavano sul senso della vita, o che i dogmi della Chiesa necessitano di essere trasformati in espressioni più moderne, o che Dio non ha un ruolo attivo nella vera storia del mondo e dell’umanità. Un Cattolico pluralista diventa Modernista nel momento in cui arriva a credere che Dio non sia veramente Autore della Bibbia, o che Dio non abbia una reale esistenza oggettiva all’infuori di se stesso, o che il Gesù della storia non fosse realmente Dio, o che i contenuti dei Vangeli si siano evoluti a partire da un’evoluzione della fede, o che i dogmi della Chiesa siano soggetti alle leggi dell’evoluzione.

Note:
(6) Vedere, per esempio, il libro Human Sexuality (Paramus NJ, Paulist Press, 1977), che rappresenta “il rapporto finale di un comitato istituito dal Consiglio di Direzione della Società Teologica Cattolica d’America nel 1972”. Inoltre, “L’autorizzazione per la pubblicazione dello studio come un rapporto commisionato e presentato alla Società Teologica Cattolica d’America fu concesso da una riunione del Consiglio Esecutivo nell’ottobre 1976”. Tra le molte conclusioni scioccanti espresse nella relazione, noto per esempio un aperto dissenso dall’insegnamento morale della Chiesa nelle seguenti dichiarazioni: a) che la Sacra Scrittura non proibisce certe forme di comportamento sessuali a prescindere dalle circostanze (pp. 7, 31). b) Che Gesù non chiamò immorali qualsiasi tipo specifico di espressione sessuale (p. 30). Che i rapporti prematrimoniali “amorevoli, responsabili” possono essere moralmente una buona esperienza (pp. 155-158). Che san Paolo non avrebbe sollevato obiezioni alle pratiche omossessuali, se avesse avuto conoscenze sull’omosessualità come le abbiamo oggi (p. 195). Che l’opposizione di san Tommaso d’Aquino verso la sodomia, la masturbazione e la bestialità era basata su un falso presupposto stoico che qualsiasi ricerca del piacere sessuale al di fuori della procreazione offende la natura e la ragione (p. 198). Che il vero rapporto omosessuale non è sbagliato in sé (p. 198). Che l’Antico Testamento non proibiva la prostituzione su presupposti di moralità, ma solo nella misura in cui era associata con rituali cultici pagani o era ingiusta verso le donne (p. 16). Che, fino a quando arrivi il giorno in cui la società modificherà semplicemente il suo sistema di costumi per accogliere i comportamenti preferiti da un crescente numero di suoi membri, “individui illuminati e ben integrati potrebbero ben liberare se stessi dal conflitto semplicemente riflettendo sulla relatività dell’etica sessuale della loro società e procedere con discrezione nel proprio progetto sessuale” (p. 56).

venerdì 26 luglio 2013

Il modernismo

Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica?

Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica? 
Di John F. McCarthy
[ articolo originale: Is Modernism Still Active in the Catholic Church? Part 1 and 2, Living Tradition n. 110/111, 2004, http://www.rtforum.org/lt/lt110.html ]

1. Introduzione.L’8 settembre 1907 il Papa san Pio X pubblicò la lettera enciclica Pascendi Dominici gregis, in cui condannava l’eresia del Modernismo, un’eresia che fu definita come “la sintesi di tutte le eresie” (Pascendi, n. 39). Da allora e sino al Concilio Vaticano Secondo ci fu una grande sforzo da parte della Gerarchia per opporsi e spazzare via quest’eresia. Tra le altre cose, il Giuramento contro il Modernismo del 1° settembre 1910 fu richiesto ogni volta che un membro della Chiesa riceveva un ordine sacro o un ministero pastorale come vescovo di una diocesi, parrocco di una parrocchia, professore di seminario, predicatore, superiore religioso, funzionario di una diocesi o della Santa Sede, o per ricevere un grado ecclesiastico. Ma più o meno nel periodo del Concilio Vaticano Secondo, la necessita di tenere questo giuramento fu soppressa dalla Santa Sede, e non è più stata ripristinata. Per quanto è a mia conoscenza, non fu fornita alcuna ragione o motivo razionale per la rimozione di questo requisito, ma il presupposto è che non ci fossero più ragioni sufficienti per tenerlo in uso. Eppure, molte delle stesse manifestazioni all’interno e all’esterno della Chiesa Cattolica che motivarono Papa Pio X a scrivere l’Enciclica sembrano essere per molti versi ancora presenti oggi e in molti modi sono anche più presenti oggi di quanto non lo fossere agli inizi del ventesimo secolo. Il “Modernismo” osservato da Pio X nel 1907 era solo un’illusione? Affrontava una situazione che in realtà non esisteva? Oppure c’era un vero movimento che cessò poi di avere la stessa rilevanza che aveva avuto in precedenza? Queste sono domande che potrebbe essere doveroso per noi tenere in considerazione. Potremmo iniziare considerando alcune delle caratteristiche generali e istanze specifiche del Modernismo descritto nell’Enciclica e compararle con le istanze apparentemente similari che sembrano essere continuate ad esistere nella Chiesa fino ai nostri giorni, in modo che possiamo vedere se c’è una reale differenza tra di loro e in che cosa questa differenza possa consistere.

2. Riformatori della Chiesa.
Aprendo la descrizione del Modernismo e dei Modernisti nella sua enciclica Pascendi, Papa Pio X osserva che ci sono nella Chiesa molti laici e sacerdoti “i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa” (Pascendi n. 2) Il Papa osserva che questi Modernisti “non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde” e che “nessuna parte risparmiano della cattolica verità, nessuna che non cerchino di contaminare”. Egli continua dicendo che i Modernisti “la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto”. Essi “posseggono, di regola, la fama di una condotta austera” e “adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti superbia ed ostinazione” (Pascendi, n. 3).

3. La fede è un sentimento.
Come filosofi, i Modernisti sono agnostici in quanto ritengono che conoscere l’esistenza di Dio non è alla portata della ragione umana o “l’oggetto diretto della scienza”, e che Dio non è da considerarsi un soggetto della storia (Pascendi n. 6). Quindi, dicono, la fede è un sentimento (sensus) che nasce dal bisogno sentito del divino le cui radici affondano nel subconscio, dove stanno anche le radici della divina rivelazione (Pascendi n. 7). Essi rendo la coscienza religiosa quale legge a cui tutti devono sottomettersi, anche la suprema autorità della Chiesa (Pascendi n. 8). L’inconoscibile religioso si presenta sotto forma di qualche fenomeno misterioso o di un uomo “il cui carattere, i cui gesti, le cui parole mal si compongano colle leggi ordinarie della storia” (Pascendi n. 9).

4. L’evoluzione del dogma.
Da questa filosofia i Modernisti derivano tre principi che “formano la base della critica storica”. Per esempio, nel caso della Persona di Gesù: a) ogni cosa nella Sua storia sia suggestiva del divino deve essere rigettata; b) ogni elemento che Lo eleva sopra le condizioni storiche deve essere rimosso; c) deve essere rimosso anche ogni elemento che non è in linea con il carattere, le circostanze e l’educazione di Gesù, e con il luogo e il tempo in cui Egli visse (Pascendi n. 9). I Modernisti dicono che “ciò che noi chiamiamo dogmi sono passibili di modifica”, in quanto le formule religiose “non hanno altro scopo che quello di fornire al credente i mezzi per rendere ragione della fede a se stesso” (Pascendi n. 12). E così “si ha aperto il varco alla intima evoluzione del dogma”, dal momento che “dovrebbe essere vivente, e dovrebbe vivere la vita stessa del senso religioso” (Pascendi n. 13)

5. La Realtà Divina.
Ma il Modernista, oltre ad essere un filosofo, è anche un credente. Come credente, egli ammette che “la realtà divina [realitas divini] esiste di fatto in se stessa, né punto affatto da chi crede.” ma questa convinzione, egli sostiene, è basata sull’esperienza individuale e su una sorta di intuizione del cuore che risiede nel sentimento religioso e che “mette l’uomo in contatto immediato colla realtà stessa di Dio [Dei realitatem]”, una persuasione che supera qualsiasi convinzione scientifica. Da questo punto di vista i Modernisti differiscono dai Razionalisti solo per cadere nel parere dei Protestanti e degli pseudo-mistici “Così ogni religione, anche quella del paganesimo, deve essere tenuta per vera” E purtroppo “ci sono cattolici e sacerdoti, i quali, come preferiamo credere, aborrono da tali enormità, pur tuttavia agiscono quasi le ammettessero. Giacché tali sono le lodi che tributano ai maestri di siffatti errori, tali gli onori che rendono loro pubblicamente” (Pascendi n. 14)

6. La vita è verità.
Per il Modernista, la tradizione è solo l’abbassamento di una esperienza originale avente efficacia suggestiva che agisce per stimolare il sentimento religioso, mentre “il vivere è prova di verità; giacché verità e vita sono per essi una medesima cosa.” (Pascendi n. 15) Per il Modernista, la scienza si occupa solo della realtà dei fenomeni, e la fede si occupa solo della realtà divina che è interamente sconosciuta alla scienza. Così, eventi relativi alla vita umana di Cristo appartengono alla categoria dei fenomeni, ma essi sono stati “trasfigurati” dalla fede, e così rimossi dal mondo sensibile per diventare materiale per il divino. Alla domanda se Gesù abbia operato o meno miracoli reali, la scienza dirà di no e la fede dirà di sì, “ma non ci sarà per questo motivo alcuna lotta fra le due” (Pascendi n. 16).

7. Armonizzare Fede e Scienza.
E così vediamo, secondo l’enciclica, che le formule religiose sono prese dai Modernisti come appartenenti alla sfera dei fenomeni e quindi ricadono sotto il controllo della scienza e della storia. Essi sostengono che “È dunque diritto della filosofia o della scienza sindacare l’idea di Dio, dirigerla nella sua evoluzione, correggerla qualora vi si immischi qualche elemento estraneo. Per ultimo è pur da osservare che l’uomo non soffre in sé dualismo: per la qual cosa il credente prova in se stesso un intimo bisogno di armonizzare siffattamente la fede colla scienza che non si opponga al concetto generale che scientificamente si ha dell’universo.” (Pascendi n. 17)

8. Pluralismo di approccio.
Nel loro metodo, secondo l’enciclica, quando i Modernisti scrivono di storia, non fanno menzione della divinità di Cristo o dei Padri della Chiesa, ma quando predicano dal pulpito, professano la Sua divinità e citano i Padri con pieno rispetto. Essi mantengono una distinzione tra “esegesi teologica e pastorale” da una parte, e “esegesi scientifica e storica” dall’altra. Essi mostrano un certo disprezzo per gli insegnamenti cattolici, ma, se sono rimproverati per questo, “gridano alla manomissione della libertà” e “si adoperano di porre in voga una nuova teologia, tutta ligia ai deliramenti dei loro filosofi.” (Pascendi, n. 18)
 
9. Dio è immanente nell’uomo.
Come teologo, il Modernista sostiene che “Dio è immanente nell’uomo” e che le formule della fede sono solo rappresentazioni simboliche della “realtà divina” che devono essere utilizzate o non utilizzate dal credente in base a come le veda utili per se stesso. Che questa sia una forma di panteismo è una lettura “coerente col rimanente delle loro dottrine(Pascendi, n. 19) Inoltre, dicono i Modernisti, la Chiesa e i Sacramenti non devono considerarsi come istituiti da Gesù (Pascendi, n. 20). Essi sostengono che le Sacre Scritture sono semplicemente una raccolta di esperienze passate che il credente di oggi vive di nuovo nella propria memoria e l’ispirazione biblica è solo un impulso più forte nell’agiografo per rivelare la fede che è in lui (Pascendi, n. 22).

10. Le leggi dell’Evoluzione.
Il teologo Modernista sostiene la separazione della Chiesa e dello Stato nella misura in cui ogni Cattolico, come cittadino, “ha il diritto e il dovere di lavorare per il bene comune nel modo che ritiene migliore, senza curarsi dell’autorità della Chiesa” (Pascendi, n. 24) Egli ammonisce che è un abuso di potere delle autorità della Chiesa “il proibire alle coscienze degli individui che facciano pubblicamente sentire i loro bisogni; non soffrire che la critica spinga il dogma verso necessarie evoluzioni” (Pascendi, n. 25). Per il Modernista ogni cosa in una religione vivente è soggetto alle “leggi dell’evoluzione” e il progressa del dogma si ottiene superando “gli ostacoli che la fede deve superare” (Pascendi, n. 26). “La forza conservatrice sta nella Chiesa e consiste nella tradizione” come rappresentata dall’autorità della Chiesa, mentre “la forza che, rispondendo ai bisogni, trascina a progredire, cova e lavora nelle coscienze individuali, in quelle soprattutto che sono, come dicono, più a contatto della vita” la cui influenza sulla coscienza collettiva “fa pressione sull’autorità, e la costringe a capitolare ed a restare ai patti.” (Pascendi, n. 27)

11. Critica storica Modernista.
Taluni dei modernisti, che si dànno a scrivere storia, paiono oltremodo solleciti di non passar per filosofi […] Ma il vero è, che la loro storia o critica non parla che con la lingua della filosofia; e le conseguenze che traggono, vengono di giusto raziocinio dai loro principî filosofici.” In base al presupposto che non vi siano veri e propri interventi di Dio nella storia, essi distinguono, nelle loro interpretazioni, tra il Cristo della storia e il Cristo della fede. Essi vedono dietro agli oggetti della fede un certo processo per mezzo del quale cose più alte sono aggiunte nella fede alla reale figura storica di Gesù ed hanno essi il proprio processo attraverso il quale eliminano dalla storia di Gesù quello che essi considerano “non nella logica dei fatti o non adatto alle persone” (Pascendi, n. 30). Essi seguono la regola che “poiché la causa o condizione di qualsiasi emanazione vitale deve ripetersi da un bisogno, si avrà che ogni avvenimento si dovrà concepire dopo il bisogno” (Pascendi, n. 32) Secondo l’enciclica, “Tutto il lavoro di essa è un lavoro di apriorismo, e di apriorismo riboccante di eresie.” (Pascendi, n. 33)

12. L’evoluzione della Bibbia.
Secondo l’Enciclica, “i modernisti non esitano punto nell’affermare che quei libri, e specialmente il Pentateuco ed i tre primi Vangeli, da una breve narrazione primitiva, son venuti man mano crescendo per aggiunte o interpolazionicome effetti di “una evoluzione vitale dei Libri sacri, nata dalla evoluzione della fede e ad essa corrispondente”. Essi hanno “una filosofia che trae principio dalla negazione di Dio e un criterio che consiste in se stessi” (Pascendi, n. 34).
Secondo l’enciclica, questo tipo di critica è agnostica, immanentista ed evoluzionista e, quindi, “chi la professa o ne fa uso, professa gli errori in essa racchiusi e si pone in contraddizione colla dottrina cattolica.” (Pascendi, n. 34) Al fine di mantenere e difendere le loro teorie, “non si peritano di dichiarare non potersi rendere all’infinito omaggio più nobile, come affermando di esso cose contraddittorie! Ed ammessa così la contraddizione, quale assurdo non si ammetterà?” (Pascendi, n. 36)

13. Via tutti i dogmi e la filosofia scolastica.
Nel progetto del Modernista di riformare della Chiesa, la filosofia Scolastica deve essere gettata via con un obsoleto sistema di pensiero e i dogmi e la loro evoluzione devono essere armonizzati con la scienza e la storia. Nella catechesi, nessun dogma dovrebbe essere incluso eccetto quelli che siano stati debitamente aggiornati e che sono alla portata di chi impara. Inoltre, essi dicono, il numero delle devozioni esterne deve essere ridotto, l’autorità nella Chiesa deve essere decentralizzata e le Congregazioni Romane riformate (Pascendi, n. 38) In sintesi, l’enciclica definisce il sistema del Modernismo come non solo un’eresia, ma “la sintesi di tutte le eresie” e osserva che questo sistema conduce all’annichilimento di tutta la religione e, in ultima analisi, all’ateismo (Pascendi, n. 39).

14. La regola dell’orgoglio.
Per quanto riguarda le cause del Modernismo, l’enciclica sottolinea che “la prima causa ed immediata sta nell’aberrazione dell’intelletto” mentre le cause remote “due Noi ne riconosciamo: la curiosità e la superbia.” E così “per la superbia costoro presumono audacemente di se stessi” e “è l’orgoglio che suscita in loro lo spirito di disobbedienza e li induce a domandare un compromesso tra autorità e libertà” (Pascendi, n. 40). Sul piano morale, le principali cause del Modernismo sono “ignoranza” e “un’alleanza tra fede e falsa filosofia” (Pascendi, n. 41)

15. Rifiuto dei Padri della Chiesa.
Nel giudizio dell’enciclica, i tre principali ostacoli al Modernismo sono la filosofia Scolastica, l’autorità dei Padri della Chiesa e il Magistero della Chiesa. (1) I Modernisti dichiarano “con sorprendente sfrontatezza” che i Padri della Chiesa, mentre personalmente sono degni di venerazione, pure sono “ignorantissimi di critica e di storia, scusabili solo per i tempi in cui vissero.” Contro qualsiasi temibile avversario, essi semplicemente “cercano di fare una congiura del silenzio attorno a lui” (Pascendi, n. 42) “Nei Seminari e nelle Università cercano di ottenere cattedre da mutare insensibilmente in cattedre di pestilenza.” (Pascendi, n. 43)

16. Un’atmosfera avvelenata.
Ma c’era un altro spettacolo che aveva pure rattristato Papa Pio X, ed era la vista di “moltissimi, che, sebbene non giunti tant’oltre, pure, respirata un’aria corrotta, sono soliti pensare, parlare, scrivere più liberamente di quanto non si convenga a cattolici. […] Trattano la Scrittura secondo le leggi dei modernisti. Scrivono storia e sotto specie di dir tutta la verità, tutto ciò che sembri gettare ombra sulla Chiesa lo pongono diligentissimamente in luce con voluttà mal repressa.” (Pascendi, n. 43)

Il messaggio della Pascendi Dominici gregis si applica all’attività della Chiesa di oggi?



17. Una definizione di Modernismo.
Iniziando queste riflessioni sul movimento Modernista, propongo una distinzione tra Modernismo in generale e quel tipo di Modernismo descritto e criticato nell’enciclica Pascendi Dominici gregis. Modernismo in generale è uno stato del pensiero in cui il titolare trae piacere e soddisfazione dal pensiero che lui o lei, come persona moderna, ha una conoscenza e una comprensione superiore alla conoscenza e alla comprensione dei popoli dei tempi precedenti. Questo atteggiamento è di solito basato sulla consapevolezza dei progressi dei tempi moderni (diciamo dall’anno 1500 d.C. in poi) nelle scienze fisiche e in tecnologia, con particolare applicazione agli oggetti del credo religioso. Questo stato d’animo è una forme di arroganza che non ammette argomenti contrari, perché è basata su un senimento emotivo e non sulla verità oggettiva. L’enciclica ha a che fare con Modernismo generico dove parla dell’orgoglio come base del pensiero Modernista (Pascendi, 3; vedi par. 2 di cui sopra), mentre la forma specifica di Modernismo individuata nell’enciclica si applica solo ai Cattolici ed ha a che fare con una falsa teoria riguardo all’origine della religione. Il Modernista della Pascendi si sposa con una credenza nella continua evoluzione della Chiesa Cattolica e di tutti i suoi dogmi. Il Modernista della Pascendi afferma di sapere che il Gesù della storia si nasconde dietro la facciata evangelica del Cristo della fede che era in origine solo un uomo come altri uomini e, come un credente “moderno”, il Modernista gode, almeno inconsciamente, del pensiero di conoscere di più lui ora di quanta abbia mai potuto il reale Cristo storico nei suoi giorni. Il Modernista della Pascendi vede se stesso come un riformatore in una Chiesa in evoluzione, come un testimone speciale del sentimento chiamato fede, come un armonizzatore della fede con le moderne scienze fisiche e storiche, come un critico della filosofia e teologia Scolastica e come un correttore della tradizione teologica dei Padri della Chiesa.

18. Non un’eresia fantasma.
Il Modernismo non è un’eresia fantasma che non è mai esistita. L’enciclica Pascendi e il precedente decreto Lamentabili incontrarono una forte reazione pubblica dei Modernisti, specialmente in Italia e Francia. Il nome “modernismo” risale a Jean Jacques Rosseau il quale, nel 1769, usò il termine per caratterizzare un filosofo ateo del suo tempo (2). Il Modernista Alfred Loisy, nella sua risposta pubblica al decreto Lamentabili, affermò che “i Modernisti dichiarati formano un gruppo abbastanza definito di intellettuali uniti nel desiderio comune di adattare il Cattolicesimo alle necessità intellettuali, morali e sociali dell’oggi.” (3) Secondo Loisy, il principio fondamentale del modernismo è “la possibilità, la necessità e la legittimità dell’evoluzione della comprensione dei dogmi della Chiesa, incluso quello dell’infallibilità papale e dell’autorità, così come nel modo di esercitare l’autorità” (4). Secondo una risposta Modernista all’enciclica Pascendi, pubblicata anonimamente, un Modernista rifiuta miracoli e profezie come segni della parola di Dio (5). Diverse recensioni moderniste furono pubblicate al tempo e George Tyrrell pubblicava a Roma una rivista Modernista chiamata Nova et Vetera.

19. Il Modernismo veniva da fuori la Chiesa.
Penso sia importante rendersi conto che il Modernismo non iniziò all’interno della Chiesa Cattolica o tra i Cattolici. E’ invece uscito in modo coerente dall’intero sviluppo del pensiero moderno al di fuori della Chiesa, dal Protestantesimo e Razionalismo del sedicesimo e diciassettesimo secolo fino all’Illuminismo del diciottesimo secolo e al Liberalismo del diciannovesimo secolo. Naturalmente Hermann Gunkel, il Protestante liberale fondatore della critica delle forme dell’Antico Testamento agli inizi del ventesimo secolo e Rudolf Bultmann, il più noto liberale Protestante fondatore della critica delle forme del Nuovo Testamento, come Protestanti non mostravano caratteristiche che potessero applicarsi solo ai Cattolici Modernisti, come il raddoppiare i ruoli del Razionalista e Cattolico, l’opporsi all’uso della filosofia Scolastica, il ridurre il numero delle devozioni esterne o l’impadronirsi di cattedre di filosofia e teologia nei seminari ed università cattolici. Ma per altri versi sono esempi perfetti della visione del Modernismo specifico definita nella Pascendi Dominici gregis. Questo si può notare da un veloce campionamento di cosa questi celebri studiosi delle Scritture pensassero:
- Sia per Gunkel che per Bultmann, il pensiero religioso del Giudaismo e del Cristianesimo e le idee registrate nei libri sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento sono prodotti delle fantasie preconcettuali di popoli primitivi che hanno creato e preservato questi testi in un modo che le persone scientifiche moderne vedono essere falso e si sforzano di correggere.
- Entrambi esortarono i loro fratelli Protestanti Evangelici a regolare la loro fede in base ai risultati della critica storica, raccomandando ciò in nome della conoscenza moderna scientifica e storica.
- Entrambi negarono che Dio possa intervenire in alcun modo nelle vicende di questo mondo.

20. Voci di riforma oggi.
Per quanto riguarda i “riformatori della Chiesa” (Pascendi 2, vedi paragrafo 2 di cui sopra), è evidente a chiunque segua gli eventi contemporanei che non ci sono mai stati nella Chiesa così tanti autoproclamati riformatori i quali si esprimono in maniera contraria all’insegnamento e alla disciplina della Chiesa come sono state formulate dopo il Concilio Vaticano Secondo. Le loro voci sono enormemente cresciute negli ultimi decenni. Ora, come rientrano in quest’immagine i riformatori Cattolici contemporanei? E’ chiaro che le riforme all’interno della Chiesa che sono guidate dal Papa e dalla Gerarchia e sono ragionevoli ed omogenee con quello che si è ricevuto dal passato sono salutari e corrette espressioni della vita della Chiesa. Così questi leali riformatori non hanno su di essi, in questo senso, alcuna idea di Modernismo. Ma ci sono altri che, mentre possono anche avere lauree in filosofia Scolastica e teologia, non sono veramente interessati in nessuna delle due e si oppongono all’uso continuato di questi sistemi nel pensiero e nella formazione Cattolici. Come risultato, molti di questi riformatori non utilizzano i validi ragionamenti della filosofia e teologia Scolastica per opporsi agli errori di varie filosofie contemporanei e sistemi di pensiero e alcuni sicuramente favoriscono uno o l’altro deli avversi sistemi Razionalisti, come Esistenzialismo, Evoluzionismo, Freudianismo, Comportamentismo, Socialismo, Modernismo, anche se potrebbero non essere pienamente consapevoli di ciò che stanno facendo. Iniziano essendo pluralisti, in quanto trattengono nelle loro menti sia il sistema di idee Cattoliche tradizionali sia altri contradditori sistemi di idee ma, nella misura in cui essi non cercano attivamente di separare gli elementi falsi e assimilare i veri elementi dei sistemi non Cattolici in un valido quadro tradizionale nelle loro menti, tendono gradatamente ad essere conquistati dal sistema contradditorio, specialmente se questo sistema ha il fascino e l’attrattiva per la mente indisciplinata che spesso si accompagna all’errore. Questi riformatori nella Chiesa occupano spesso posti d’onore nelle istituzioni cattoliche d’apprendimento e spesso parlano attraverso i vasti canali dei media, persino in pubblicazioni operanti sotto gli auspici di organizzazioni Cattoliche ed istituti religiosi. Essi dicono che lavorano per il bene del popolo e della Chiesa.

Note:

(1) Pascendi (n. 42) nota che il punto di vista di rifiutare l’uso della filosofia Scolastica è condannato dalla Proposizione 13 del Sillabo degli Errori di Papa Pio IX e che il punto di vista di disdegnare la tradizione della Chiesa è escluso da un decreto del Secondo Concilio di Nicea, il quale “condannò coloro che osano… secondo gli scellerati eretici, disprezzare le ecclesiastiche tradizioni ed escogitare qualsiasi novità”.
(2) Cfr. Arthur Vermeersch, “Modernism,” nella The Catholic Encyclopedia, vol. 10 (1910), p. 415.
(3) A. Loisy, Simples réflexions sur le décret “Lamentabili”, p. 13 (citato in Vermeersch, op. cit., p. 416).
(4) Loisy, op. cit., p. 124 (citato in Vermeersch, op. cit., p. 417).
(5) Anonimo, Il Programma dei Modernisti. Risposta all’Enciclica di Pio X, “Pascendi Dominici gregis,” p. 96 (di cui in Vermeersch, op. cit., p. 416).

giovedì 25 luglio 2013

Liturgia in Spagna

Splendore della Liturgia in Spagna: Navarra e Saragozza 

Da: http://accionliturgica.blogspot.it/

Corpus Domini nella Parrocchia di San Giovanni Evangelista, a Peralta, Navarra, Spagna:
 




Corpus Christi a Saragozza

Celebrazioe del Corpus Christi, a Épila, Saragozza, Spagna.